Il lusso è la manifestazione della ricchezza incivile
che vuole impressionare chi è rimasto povero.
Il lusso è il trionfo dell'apparenza sulla sostanza.
Il lusso è l'uso sbagliato di materiali costosi
che non migliora le funzioni.

Il lusso non è un problema di design.

Munari

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09/12/10

Marcel Wanders



Knotte Chair









slide 2008
slide 200
"Crochet Table"
"Crochet Chair"





"Skygarden"
                    
                      
"Zeppelin"








30/11/10

Foto dal finestrino Ettore Sottsass


Foto dal finestrino: quello sguardo che cambia le cose

Ha capito che la fotografia non è pura registrazione, ma possiede invece un proprio occhio capace di modificare le cose (Achille Bonito Oliva)


Che cosa ha di diverso quella piccola casetta verde di Khury, nel deserto del Tar, rispetto a una «Valentina», più un vero e proprio simbolo della modernità e dell' industrial design italiano che una semplice macchina da scrivere? Forse soltanto la tinta, visto che la «Valentina» (progettata per Olivetti nel 1969), nel suo modello più classico, appare di un inequivocabile «color rosso fuoco». O ancora: quelle torri davanti al mare di Siracusa sono poi così lontane dagli incredibili mobili di «Memphis» (il «Carlton», il «Beverly», la «Treetops»)? Gli scorci, gli uomini, le cose raccolte in questo piccolo album di viaggio sono molto più di semplici Foto dal finestrino, come potrebbe far pensare il titolo (Adelphi, pp. 72, 5,50, in libreria da mercoledì 13 gennaio). Sono la proiezione dell' intero mondo poetico di Ettore Sottsass (nato nel 1917 e morto il 31 dicembre di due anni fa): foto e pensieri personali. Qualcosa che va ben al di là del comune senso degli oggetti e che supera l' angusto confine tra design, fotografia, arte, parola. Qualcosa che, tecnicamente, è nato da un' idea di Stefano Boeri come «una delle più fortunate rubriche di Domus tra il 2003 e il 2006»: «Mi ha affascinato la capacità di Ettore di giocare con le immagini come con le parole» (Boeri, attuale direttore di «Abitare», presenterà il libro a Milano assieme a Matteo Codignola il prossimo 19 gennaio, ore 18.30, presso la «121 Libreria a tempo» di via Savona 17/5). A proposito del Sottsass fotografo, qualche tempo fa presentando una mostra al Museo di Capodimonte, Achille Bonito Oliva aveva scritto: «Non ha disegnato soltanto una nuova idea della realtà, ma un nuovo tipo di immagini capaci di accompagnare la nostra esistenza con silenziosa imprevedibilità e senza rispetto per il sistema». Coniando una definizione: «Sottsass è un artitetto e, dunque, un artista e un architetto» (al tempo stesso anche un po' fotografo). Se è vero dunque che lo specchio «Ultrafragola» o il mobile «Casablanca» cercavano di ovviare all' appiattimento «attraverso la ricerca di significati simbolici», altrettanto vero è che queste Foto dal finestrino propongono qualcosa che va ben al di là del semplice «fuoco dell' obbiettivo» (un obbiettivo «acido e imperdonabile» senz' altro degno di Eric Von Stronheim). Sia che si tratti di un frammento di Iran o di un ritratto di famiglia a Portofino, dei grattacieli a Hong Kong o di un cimitero in Messico. A Mosca c' è così Anastasia che guida l' architetto e designer tra distributori di benzina, stradini, muratori, gente sconosciuta «fino alla tomba di Malevic» facendogliela scoprire come «un cubo bianco, suprematista» dove è appoggiato solo qualche fiore. Ponza, invece, con il suo piccolo tavolo sotto un grande albero di fichi offre lo spunto per una riflessione professionale: «Non posso essere un architetto moderno perché sono un architetto mediterraneo. E la modernità nasce a Nord». Mentre il muro di Hampi con i suoi pesci scolpiti va oltre l' apparenza: è «supporto di speranze, protezione del presente, cassaforte di memorie o previsione di rovina». Anche se, forse proprio in quanto artitetto, la riflessione più bella è quella, malinconica, che scaturisce davanti al progetto di Le Corbusier a Ahmedabad. «Non c' è idea, per generosa che sia, capace di resistere al tempo».[COPYRIGHT[/COPYRIGHT Stefano Bucci RIPRODUZIONE RISERVATA SIRACUSA, 2001 Forse molti di noi hanno sognato di possedere un castello sulla intatta riva del mare. Non sempre siamo riusciti a realizzare il sogno e nelle mani ci sono rimasti soltanto i brandelli di quello che era il sogno. Allora al posto dei merli di difesa insieme alle lacrime abbiamo lasciato omini saltellanti. Testi e foto di ETTORE SOTTSASS HONG KONG, 1993 Ci sono certe ossessioni della modernità che non penso siano «tout court» positive per il futuro. Sono, tra tante altre: a) La Velocità. Tutto, assolutamente tutto, deve succedere più «in fretta», anzi immediatamente. Immediatamente deve succedere la nascita, consumo e morte di qualsiasi evento, di qualsiasi cosa prodotta. b) La Leggerezza. L' uomo deve eliminare la forza di gravità, il peso. Tutto deve essere leggero, leggerissimo e se non è leggero deve «sembrare» leggero. Tutto deve un po' volare. Un ingegnere molto famoso ha detto: «È bello costruire sempre più in alto». c) La Violenza. L' eroismo, il rischio mortale, l' astuzia, il furto e l' assassinio sono segni di forza, di mascolinità, di vittoria. I grattacieli all' orizzonte contengono velocità, leggerezza, violenza, astuzia, furto e - perché no - forse anche assassinio. Chi li abita? HONG KONG A Torino conoscevo un vecchio artigiano restauratore di armadi laccati e doratore di grandi cornici del Settecento. Mi voleva bene e mi diceva: «Architetto. Quando non sa più cosa fare, ci metta uno specchio. Va sempre bene». Io sorridevo. Adesso, dopo più o meno cinquant' anni, dico a me stesso: «Ettore. Quando non sai piu che cosa fare, mettici un albero. Va sempre bene». PONZA Mi viene in mente che forse non posso essere un architetto moderno perché sono un architetto mediterraneo. La «modernità» non è stata inventata dai popoli del Nord? Dove fa freddo, dove piove molto e la frutta non si riempie mai abbastanza di zucchero? KHURY, DESERTO DEL TAR Abbastanza raramente mi incontro con l' architettura. Molto spesso mi incontro con l' edilizia, con milioni di metri cubi di stanze tutte uguali, con una porta e una finestra, ammassate in grandi mucchi che arrivano anche a ottanta metri di altezza e certe volte anche a cento e forse a cento e cinquanta metri. Non so bene. Quelle montagne di stanze tutte uguali mi fanno molta impressione perché mi sembra che su quelle montagne ci sia molta poca pietà per la gente che le deve scalare. Qualche volta mi incontro con sculture enormi, un po' come le sculture di Antoine Pevsner ma enormi, grandi come case e qualche volta mi incontro anche con «Acrobatiche opere di ingegneria». Così le chiamano. Abbastanza raramente mi incontro con l' architettura, quella che prova ad avvolgere con cura il mio corpo e la mia molto fragile anima. ... Ci sono state e ci sono culture per le quali l' attività che oggi chiamiamo «arte» non produceva e non produce necessariamente gallerie, negozi, aste pubbliche; cioè mercato generale. Sono esistite ed esistono ancora culture, anche molto sofisticate, nelle quali scolpire sculture o dipingere storie non aveva e non ha come tappa finale il mercato, culture nelle quali una scultura o una pittura non finisce per diventare «un prodotto» ma si accontenta di segnalare storie segrete o memorie o visioni misteriose o anche pensieri speciali che non sarebbero mai apparsi in nessun momento, in nessun luogo del pianeta; se è vero che l' arte è stata inventata per accompagnare la gente nelle illusioni della vita.
Bucci Stefano
Pagina 32
(10 gennaio 2010) - Corriere della Sera



17/11/10

MARIO BOTTA design

Armchair “Sixth: King, Queen and Prince” 1985


Chair "Quarta" Alias design 1884

Chair "Quinta"Alias design, Italy 1985